Dichiarando guerra all'ozio
(inverno, i compagni
appassiscono
durante il crepuscolo
degli ideali)
passammo il nostro ultimo
latente autunno
a deturparci l'anima;
l'insipida sensazione di vuoto
mobilita la rivoluzione
della nostra sofferenza.
Ancora l'eco delle lotte
ci porta a riscrivere gli oggetti
sporcati dalla fuliggine della noia.
I rasoi e le teiere ci forniscono
il soggetto, frammento ripetuto di vita,
pagandone l'immagine -le soluzioni
a problemi che non abbiamo
dissolvono le certezze.
La rivoluzione dei concetti
protrae all'orizzonte
il desiderio di vivere,
ripetiamo gli errori voluti
ripetiamo
gli errori indesiderati,
per mano delle sentenze serali.
Dissolvendo le teorie
ci dirigemmo con passi
di frenesia e timore
alla conclusione,
ringraziando ancora le stagioni.