UNO STRANO INCONTRO

Mi successe quando ero ancora ragazzo.

Mi trovavo sul treno

che mi portava a Trento

in visita da mia sorella.

Per vincere la monotonia del viaggio

leggevo un libro di mie poesie

quasi in atmosfera con quello scorrere sulle rotaie.

Di colpo, senza chiedere permesso,

entrò lei, 16 anni a prima vista,

trascurata e con l’aria assente.

I suoi lunghi capelli neri e sporchi,

il trucco sfatto che le colava sul viso,

i lineamenti straordinariamente delicati.

Era bella quella ragazza,

il ritratto d’un angelo col volto della sofferenza,

il male nascosto in lei

non appariva in grado di deturpare

quell’adolescenziale fascino innato che possedeva.

Ma aveva la paura dentro quegli occhi ancora di bambina

come fosse vittima e schiava di qualcuno o qualcosa

a cui non poteva o sapeva ribellarsi.

Mi prende di scatto il libro dalle mani,

mi si siede accanto,

lo sfoglia.

La vedevo leggere attentamente:

“È bella questa poesia” mi dice di colpo

“anzi bellissima, come la mia vita quando era tutto un bel sogno

e molto di più”.

In quell’istante,

avrei voluto passarle la mano in mezzo ai capelli,

accarezzarle il viso,

prenderla per mano,

stringerla forte a me per proteggerla,

ma non dissi e feci nulla.

Era assorta nella lettura di quei versi,

non alzava minimamente lo sguardo,

era bellissima, molto di più della poesia che leggeva.

Arrivammo in fretta senza che me ne accorgessi

ad una stazione,

la ragazza si svegliò d’improvviso da quell’incantesimo

e sempre col libro tenuto strettamente nella mano:

“Me lo regali, posso tenerlo con me?” mi chiese.

“È tuo, puoi prenderlo”

fu l’unica cosa che seppi risponderle.

La vidi sorridere per la prima volta

mi commossi, riuscii a stento a non piangere.

Quel sorriso

come un fiore germogliato inaspettatamente dalla terra arida,

era spuntato per magia

come un ruscelletto di gioia dal suo dolore.

Mi disse infine: “Grazie”

e se ne andò via

di corsa.

Dal finestrino, mentre il treno lentamente ripartiva,

la vidi prendere del denaro da un tizio poco raccomandabile,

poi sparì man mano che m’allontanavo sulle rotaie.

Chi era quella ragazza?

Il mio libro le è servito sul serio?

Perché il destino me l’ha fatta incontrare per un attimo?

Tutte domande senza risposte.

Da quel giorno e dopo quell’incontro,

io non ho più avuto pace

per molto tempo ho pensato a lei,

l’ho incitata nei miei pensieri ad avere cura di se stessa,

ho pregato Dio notte e giorno per lei.

Non so dove, non so come, non so quando

ma sono sicuro che la rivedrò,

sì, io la rivedrò.

Lei mi ha insegnato se non altro

a non consumarmi nella mia tristezza

perché al mondo c’è anche

chi sta peggio di me,

che forse, non sono poi così sfortunato.

  • Utente:
    CLAUDIOCISCO
  • Autore:
    CLAUDIO CISCO
  • Data:
    08/03/2009 05:59:32
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